In trappola da dentro

Giovedì, 13 Maggio 2021 08:15

     


    Osserva il gregge che ti pascola innanzi: esso non sa cosa sia ieri, cosa sia oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e così dall'alba al tramonto e di giorno in giorno, legato brevemente con il suo piacere e il suo dolore, attaccato cioè al piolo dell'istante, e perciò nè triste nè tediato.

    Nietzsche

    C'è una cosa che un pò tutti facciamo quando ci sentiamo in difficoltà, pensateci su e magari vi sorprenderete a scoprire che è proprio quella di abbellire il passato. Uso questo termine perchè trovo che si tratti proprio di un'operazione in cui il decorare diventa necessario per le brutture che non vogliamo vedere, anche quando le abbiamo già superate.

    Così ci troviamo o in prima persona, o al cospetto delle storie altrui, di fronte a draghi buoni, streghe gentili, boschi luminosi e colorati.

    Nel frattempo abbiamo attraversato sconfinati territori, indossato armature scomode e pesanti, combattuto contro il drago, rotto gli incantesimi della strega, superato indovinelli, guadato fiumi, perso bottini, percorso sentieri tortuosi, cavalcato destrieri ribelli, ci siamo feriti, tanto feriti e siamo ripartiti, ma niente, proprio non riusciamo a vedere tutto quello che abbiamo fatto. Ci ritroviamo a vedere del passato solo draghi buoni, streghe gentili, boschi allegri e colorati.

    L'unica verità che riconosciamo e che ci sentiamo di sbandierare a gran voce al mondo intero è: "Prima si che stavo bene, ora invece non faccio altro che star male!". Un viaggio solo andata dal paradiso all'inferno in un istante.

    A proposito di questo paradiso, una cosa, prima di ogni altra, va detta: noi non abbiamo la benchè minima idea di che cosa sia fatto. Così, se per uno stranissimo caso, quel compagno di viaggio a cui raccontiamo la funesta situazione in cui ci troviamo, provasse con semplicità a chiederci qualcosa di questo BENE, la nostra reazione conterrebbe un mix di incredulità e offesa. Non è curioso che quella che sembra una domanda legittima venga percepita come la violazione di un dogma? 

    Se ci pensate bene, lui davvero potrebbe non conoscerlo il nostro bene, avrà pure diritto al suo. Il caro compagno, riportiamo la nostra attenzione a lui, prima che possiamo accorgercene, con la sua domanda ha già fatto qualcosa di importante per noi. Dobbiamo ammettere, infatti, che ha avuto il fegato, magari anche senza una piena consapevolezza, di risvegliare il rospo sonnecchiante ormai da tempo nella nostra gola. Quel poverino, da tempo lì dimenticato e in attesa che qualcuno gli desse la possibilità di balzar fuori, ha finito per addormentarsi.

    Come è spiacevole ora sentire nitidamente il suo saltellare, smorza il fiato e ne impedisce la ripresa e lo fa tante volte quanto gli sono necessarie per il suo esistere e per il nostro. Dimenarsi da parte nostra, affinchè scenda giù o venga fuori, non impedisce di certo la comparsa di qualcosa di rapido, solo parzialmente percettibile e imprevisto dinanzi a noi. Si tratta, di una nebbia più o meno densa che avvolge immagini, ricordi, parole, pensieri e d'un tratto il drago non è più tanto buono, neppure la strega tanto gentile, il bosco è diventato grigio.

    È un prodigio: l’attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via - e improvvisamente rivola indietro, in grembo all’uomo.

    Nietzsche

    Eppure ancora un filo di voce potrebbe essere sufficiente per dire: "Non stavo bene neanche prima, lo ammetto!" Mi succede però una cosa proprio strana, è fuori dal mio controllo e così mi ritrovo di nuovo gridarlo a gran voce: "Adesso sto peggio!" 

    Se mi è concesso, vorrei pure aggiungere che non posso negare che nutro seri dubbi che questa visione mi appartenga. Quello che vedo ora non solo mi spaventa, ma mi è pure incomprensibile. Di una cosa sono sicuro, nello stato in cui sono non posso di certo anche spaventarmi. No, non posso sopportarlo. Per questo motivo sono giunto ad una decisione: ho deciso che chiuderò gli occhi solo un'altra volta, non sono sicuro di sperare nel tuo ritorno, caro compagno. Forse, la prossima volta che tornerai a farmi visita terrò gli occhi aperti e nutrirò amore per quello che mi mostrano. Forse, solo allora, non esalterò più il passato e tu potrai andare.

    Per il momento, perdonami, non voglio ripetermi, ma vedi, la verità è che: "Prima si, io stavo meglio"! Adesso caro compagno ti devo salutare, ma prima voglio confessarti che tu hai ragione, sono in trappola da dentro, ma io non lo so ancora.

     

     

    Ultima modifica il Domenica, 15 Settembre 2024 09:50