Una storia da un libro:  il signor D. e l'auto-potenziamento 

Lunedì, 24 Maggio 2021 14:38

     

     

    La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio.

    Kafka

    "Il signor D., un vedovo ottantunenne, era appena tornato dall’ospedale.  Aveva diversi problemi di salute legati alla tubercolosi,  ma il suo morale era particolarmente elevato quando la sua operatrice, una infermiera di base, andò a trovarlo a casa. Benchè fosse stato segnalato per una terapia di sostegno per la perdita della moglie, morta di cancro 10 anni prima, egli osservò: “Me la sto cavando bene”. Riceveva un buon sostegno dal figlio e dalla moglie, malgrado questi vivessero in un’altra città.

    Gli venivano portati i pasti a casa e aveva accanto al letto il telefono. Parlava allegramente della sua “ragazza” e di quegli anni, “i più felici della sua vita”. Era soddisfatto della sua vita lunga e piena di successi, la attribuiva alla longevità dei suoi genitori e al fatto di aver condotto una vita sana. Gli piaceva andare in spiaggia, viaggiare, divertirsi e aveva un malizioso senso dell’umorismo,  anche la sua fede religiosa aveva molta importanza: “Mi sento come se fossi protetto perché vivo nella gratitudine e nella speranza”. Era riuscito ad osservare la dieta per il diabete e il suo programma di esercizi, benché occasionalmente si concedesse qualche bevuta. Da anni leggeva poesie e diceva che davano un senso alla sua vita: “Le poesie sono misteri e tutto nella vita è un mistero” sosteneva. Riguardo al suo futuro diceva: “La vita è un viaggio, dove trovi diverse cose belle e anche qualche cosa brutta”. Le sue uniche aree di preoccupazione erano la perdita della moglie e della patente" (Viney, 2002, pp. 99-100).

    Questa storia costituisce un’utile riflessione di come la vecchiaia possa rappresentare, in contrasto con una visione comune di alienazione, perdita e mancanza di interessi, il tempo del piacere, della soddisfazione, della creatività, della partecipazione. In essa, non manca l’attenzione a ciò che è stato, ma ciò che cattura l’attenzione è il presente. La malattia e la perdita non sono ignorate, ma rappresentano una sfida in grado di far emergere la propria capacità di resilienza.

    Il signor D. rivela con la sua storia, quanto apprezzi ancora la vita che gli rimane da vivere, quanto in quella volontà di goderne a pieno risieda la responsabilità di decidere di divertirsi. L’accettazione della vita non costituisce il risultato di un momento subito passivamente, ma di un periodo caratterizzato da comportamenti attivi ed emozioni positive. Queste ultime  raccontano di una profonda fiducia e sicurezza in sè stesso. L’umorismo, vero atto creativo, gli consente  la manipolazione dei significati degli eventi della vita e apre  interpretazioni che vanno al di là delle consuetudini.  Raccontarsi questa storia e raccontarla ad altri ha avuto per il signor D. l’utilità di mantenere la propria identità di persona capace di godere della vita e dei vantaggi dell’invecchiamento e di trasmettere questa interpretazione degli eventi agli altri.

     

    Riferimenti Bibliografici

    Viney, L. L (2002). L'uso delle storie nel lavoro di vita con l'anziano. Tecniche di terapia dei costrutti. Trento: Erickson, pp. 99-100.