I miei trent'anni a Maresfield Gardens: l'ultima dimora di Sigmund Freud

Martedì, 15 Giugno 2021 16:02

     

    Questa è l'ultima dimora di "papà" Freud e molto probabilmente per molti colleghi questa è una foto piuttosto nota. Per l'esattezza ci troviamo dinanzi all'ingresso di quello che oggi è il Freud Museum, è il giorno del mio trentesimo compleanno e questo è uno dei regali che ho scartato oggi.

    Un pasto fugace consumato presso un tipico pub londinese, un tragitto in metro e quattro passi hanno preceduto l'arrivo presso questo posto per me affascinante e che da tempo campeggiava sul mio diario immaginario delle mete da visitare. Pagati i biglietti, devo dire abbastanza contenuti, ci accingiamo, si non ero sola, a visitarlo in lungo e in largo.

    Tanto per farvi capire cosa potete trovarci all'interno, ho pensato di inserire nell'articolo questa mappa per darvi anche un'idea della sua struttura.

    Come potete vedere c'è anche un negozio - sorvoliamo sul modo in cui spegne l'intera atmosfera -  collocato in una posizione per  fortuna defilata, ma che si affaccia su un bel giardino. Se avete bisogno di portar via un gadget, date un'occhiata, sembra una piccola cartolibreria, altrimenti procedete oltre.

    Un rapido sguardo, ai famosissimi occhialini, il sigaro, l'impermeabile del dr. Freud che si prestano alla vista dell'osservatore, custoditi in una vetrinetta già all'ingresso, e decido di dirigermi verso lo studio. Entro, contenta di un momento solo mio, sono sola, circondata da un profondo silenzio, mi immergo in una quantità di stimoli che non riesco a decifrare immediatamente, mi accorgo di pezzi di storia che non credevo mi sarebbe capitato di vedere.

    Un setting tutt'altro che neutro si apre alla mia vista, tappezzeria e suppellettili colorano la stanza rivelando la persona del caleidoscopico Freud in molti dei suoi aspetti. Un'intimità rivelata ai suoi pazienti e ancora oggi ai tantissimi visitatori.

    Niente di quello studio si nascondeva e lo fa ancora ora a chi ha occhi per guardarlo. Una folla di dettagli di cui il dr. Freud  aveva compreso l'importanza. Di fatto, gli arredi che costruiscono le nostre stanze non restano mai inosservati.  Attenti osservatori anche di piccoli dettagli, micro-spostamenti, libri lasciati "inavvertitamente" in bella vista, i nostri pazienti non mancano di rivelarci quanto la scelta di quei soprammobili, colori, profumi, lampade e tappezzerie che rendono quell'ambiente unico e irripetibile, carico di gusti, fantasie e desideri, riveli di noi. Freud aveva appreso nel corso della sua esperienza a utilizzarli nel lavoro analitico con i suoi pazienti e molti di essi ne hanno lasciato una interessante testimonianza.

    Il mondo egizio, greco, romano e orientale si incontrano nel suo studio e purtroppo avvicinarvisi non è possibile, il limite fisico della recinzione che delimita la stanza, impedisce di guardare il tesoro freudiano da vicino, fatta eccezione per il bassorilievo della Gradiva della novella di Jensen, che non nasconde al visitatore "quel passo che le è caratteristico".

    Quando vi parlo di tesoro, non mi riferisco unicamente alla moltitudine di statuette, bassorilievi, anfore e oggetti antichi vari,  ma anche alla sua biblioteca. Del Freud abile scrittore abbiamo avuto una copiosa testimonianza, forse un pò meno sappiamo dei protagonisti che nutrivano la sua passione per la lettura.

    Sull'onda della mia curiosità, una delle prime cose che ho fatto appena entrata nella sua dimora è stato sbrirciare un pò tra i suoi libri. Il suo interesse per Goethe non è un mistero ormai, questa attenzione particolare per il drammaturgo gli fece ottenere nel 1930 il premio Goethe. Accanto a quest'ultimo, Shakespeare, Shiller, Omero, Ovidio, Sofocle, Schliemann sono tra i protagonisti, forse più noti, apprezzati dal dr. Freud. Altri importanti personaggi sono Mann, Tolstoj, Shaw, Wilder e li trovate proprio lì nella sua libreria.

    Proprio Mann, in occasione dell'ottantesimo compleanno di Sigmund Freud gli rivolse queste parole:

    ”Anche se il futuro riplasmerà o modificherà questo o quel risultato delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a tacere gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all’umanità; le sue scoperte scientifiche non si possono né negare, né occultare. I concetti che egli ha formulato, le parole che egli ha scelto per esprimerli, sono già entrati con naturalezza nella lingua vivente. In tutti i campi delle scienze e dello spirito, nelle indagini sulla letteratura e sull’arte, nella storia delle religioni e nello studio della preistoria, nella mitologia, nel folklore e nella pedagogia, e non da ultimo nella stessa creazione poetica, la sua opera ha lasciato un’impronta profonda, e siamo certi che, se mai alcuna impresa della nostra specie umana rimarrà indimenticabile, questa sarà proprio l’impresa di Sigmund Freud, che ha penetrato le profondità dell’animo umano. Noi tutti non potremmo neppure immaginare il nostro mondo spirituale senza la coraggiosa opera che Freud ha svolto nell’arco della sua esistenza”.

    Nel suo studio, che conserva l'aspetto di un mausoleo, non campeggiano solo le figure maschili che hanno segnato la vita di Freud, come Charcot ritratto in una lezione alla Salpêtrière nel dipinto di Pierre Aristide Andrè Brouillet, ma anche ritratti di donne, importanti donne nella vita di Freud che non potevano che essere ricordate per la loro importanza tra cui, sua moglie Martha e le psicoanaliste Marie Bonaparte, Lou Andrè Salomè. A proposito di queste ultime, pioniere della psicoanalisi, devo, in un certo senso, a loro questo emblematico ricordo ( lo vedete in basso) di un giorno davvero molto emozionante.

    Si tratta del risultato di qualcosa che è a metà tra uno scatto rubato e la scoperta e dunque l'acconsentire a farmi ritrarre in una foto accettabile. Accettabile?

    La prima cosa di cui mi sono resa conto guardandola è stata quella di vedere sulla mia testa questa frase : "So this is the strong sex", è la frase che Emma Eckstein - una delle prime pazienti di Freud e in seguito psicoanalista - rivolse in tono ironico a Freud. Vi starete chiedendo perchè è rilevante, lo è per me perchè ho avuto sempre una particolare attenzione per quelle donne che sfidando i costumi e le consuetudini si sono battute per dare la loro testimonianza, per acquisire i loro legittimi diritti in un mondo dominato da uomini.

    Di fatto i miei interessi culturali si sono spesso e almeno per buona parte della mia vita, anche inconsapevolmente, indirizzati verso donne che hanno fatto della responsabilità e della libertà importanti capisaldi della loro esistenza, che hanno saputo combattere, denunciare  e avere fiducia in una condizione che se non era possibile raggiungere a pieno nel tempo presente, avrebbero almeno raggiunto in quello futuro. Donne che non si sono piegate all'immaginario comune, che non hanno contribuito ad alimentare stereotipi, ma che hanno lasciato che le loro qualità non fossero spente all'interno di un ruolo che sentivano non rappresentativo di loro stesse.

    Fra queste voglio ricordare le parole, che trovo molto attuali e interessanti di Virginia Woolf in Una Stanza tutta per sè:

    Fra cento anni, d'altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto. Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati. La balia scaricherà il carbone. La fruttivendola guiderà la macchina. Ogni presupposto basato sui fatti osservati quando le donne erano il sesso protetto sarà scomparso; ad esempio (in strada stava passando un plotone di soldati) l'idea che le donne, i preti e i giardinieri vivano più a lungo. Togliete questa protezione, esponete le donne agli stessi sforzi e alle stesse attività, lasciatele diventare soldati, marinari, camionisti e scaricatori di porto, e vi accorgerete che le donne muoiono assai più giovani e assai più presto degli uomini; cosicché si dirà: "Oggi ho visto una donna", come si diceva "Oggi ho visto un aereo". Può accadere qualunque cosa quando la femminilità cesserà di essere un'occupazione protetta, pensavo, aprendo la porta.

    Dopo qualche anno, sono qui a celebrarle, ricordando una giornata così tanto ricca di scoperte, così tanto emozionante, così tanto lontano dall'idea di poterla vivere, che oggi, solo oggi, mi trovo qui a ripercorrere e condividere.

     

     

     

    Ultima modifica il Mercoledì, 23 Giugno 2021 06:26