Alice cascherina e il suo sperimentarsi nella realtà

Domenica, 09 Maggio 2021 20:15

    Questa è la storia di Alice Cascherina, che cascava sempre e dappertutto. Il nonno la cercava per portarla ai giardini.

    :- Alice! Dove sei, Alice?- Sono qui, nonno. - Dove, qui? - Nella sveglia. Sì, aveva aperto lo sportello della sveglia per curiosare un po', ed era finita tra gli ingranaggi e le molle, ed ora le toccava di saltare continuamente da un punto all'altro per non essere travolta da tutti quei meccanismi che scattavano facendo tic-tac.

    Un'altra volta il nonno la cercava per darle la merenda:- Alice! Dove sei, Alice?- Sono qui, nonno. - Dove, qui?- Ma proprio qui, nella bottiglia. Avevo sete, ci sono cascata dentro. Ed eccola là che nuotava affannosamente per tenersi a galla. Fortuna che l'estate prima, a Sperlonga, aveva imparato a fare la rana:- Aspetta che ti ripesco. Il nonno calò una cordicina dentro la bottiglia, Alice vi si aggrappò e vi si arrampicò con destrezza. Era brava in ginnastica.

    Un'altra volta ancora Alice era scomparsa. La cercava il nonno, la cercava la nonna, la cercava una vicina che veniva sempre a leggere il giornale del nonno per risparmiare quaranta lire:- Guai a noi se non la troviamo prima che tornino dal lavoro i suoi genitori, - mormorava la nonna, spaventata:- Alice! Alice! Dove sei, Alice? Stavolta non rispondeva. Non poteva rispondere. Nel curiosare in cucina era caduta nel cassetto delle tovaglie e dei tovaglioli e ci si era addormentata. Qualcuno aveva chiuso il cassetto senza badare a lei. Quando si svegliò, Alice si trovò al buio, ma non ebbe paura: una volta era caduta in un rubinetto, e là dentro Sì che faceva buio. «Dovranno pur preparare la tavola per la cena, - rifletteva Alice. - E allora apriranno il cassetto». Invece nessuno pensava alla cena, proprio perché non si trovava Alice.

    I suoi genitori erano tornati dal lavoro e sgridavano i nonni: - Ecco come la tenete d'occhio!- I nostri figli non cascavano dentro i rubinetti, - protestavano i nonni, - ai nostri tempi cascavano soltanto dal letto e si facevano qualche bernoccolo in testa. Finalmente Alice si stancò di aspettare. Scavò tra le tovaglie, trovò il fondo del cassetto e cominciò a batterci sopra con un piede.

    Tum, tum, tum.- Zitti tutti, - disse il babbo, - sento battere da qualche parte. Tum, tum, tum, chiamava Alice. Che abbracci, che baci quando la ritrovarono. Alice ne approfittò subito per cascare nel taschino della giacca di papà e quando la tirarono fuori aveva fatto in tempo a impiastricciarsi tutta la faccia giocando con la penna a sfera.

     

    La storia di Alice, tratta dal libro "Favole a telefono” di Gianni Rodari, è un'interessante contributo che Gianni Rodari ci lascia, per leggere, attraverso la fiaba, l'importanza di sostenere nei bambini una spontanea attività esplorativa del mondo che li circonda.  Si tratta di una attività che affonda le sue radici nelle precocissime fasi di sviluppo dell'uomo e si arricchisce via via di una maggiore complessità. Un mattone dopo l'altro essa contribuisce alla costruzione dell' identità e di fatto Alice Cascherina è una emblematica rappresentazione della curiosità infantile.

    La protagonista affascinata dal misterioso ambiente che la circonda, si spinge a volerne conoscere ogni singolo aspetto, penetrando al suo interno. Il contatto diretto con le cose del mondo, che più volte Rodari racconta in questa favola, parla il linguaggio del bambino e si ferma ad un piano di concretezza che è tipico delle risorse del momento. La vicinanza col fuori, altro da sé, conquista e intimorisce, espone al non conosciuto, al non prevedibile, al difficile da fronteggiare. Ma per chi?

    Lo sguardo magico e curioso sul mondo del bambino, ancora candidamente scevro da pregiudizi, è il principale motore delle sue future conquiste, che inevitabilmente saranno accompagnate anche da cadute. A questo proposito, va detto che il valore simbolico del "cadere" assume non a caso, un significato importantissimo, ossia quello di guardare dentro l'evento e di rintracciarvi l’abbandono di uno stato, di un periodo evolutivo e dunque la sua rilevanza per poterne abbracciarne un altro. Questo passaggio anche nella sua probabile turbolenza introduce nuove risorse e ripristina un nuovo equilibrio. In questo modo la piccola Cascherina, impegnata in situazioni conflittuali, salta, nuota, si arrampica, chiede aiuto, diventa un “attivo costruttore delle proprie conoscenze”, come sosteneva Piaget, nei suoi costanti scambi con l’ambiente.

    Nel cadere il bambino impara a conoscere ciò che è giusto o sbagliato, le emozioni proprie e altrui e a riconoscersi individuo competente nel mondo. La pericolosità della caduta può assumere una connotazione meno pericolosa, per chi ha la pazienza di assumere una prospettiva lungimirante, se confrontata con tutti quegli interventi, sostituzioni, anticipazioni, ritardi o negazioni da parte degli adulti al voler fare dei piccoli. Si tratta di partecipazioni che, seppur spinte dalle più amorevoli intenzioni, impediscono lo sviluppo della sicurezza in se stessi e  dell' autonomia. L'adulto, collocato sullo sfondo della rappresentazione delle avventure della crescita, si deve fare presenza attenta e sensibile ai bisogni evolutivi e capace di sganciarsi da un "ideale di essere nel mondo", che difficilmente può essere compreso dalla curiosità infantile; Essa, va ricordato, è spontanea, autentica e in continua sperimentazione proprio per scoprire sempre nuove strade. Il percorso evolutivo di Alice, un’avventura indimenticabile fantasticamente narrata, che è quello di tutti i bambini,  la conduce sempre un po’ più vicina al mondo e più vicina a se stessa, una peregrinazione dopo l’altra.

     

     

     Riferimenti Bibliografici

     

    Rodari, G. (1995). Favole al telefono. Trieste: Einaudi, pp. 28-29

    Letto 1154 volte Ultima modifica il Mercoledì, 12 Maggio 2021 10:46

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