Ultimo, non meno importante: racconti di capacità sepolte

Mercoledì, 12 Maggio 2021 07:56

     

    Io mi faccio meraviglia della loro incredulità! Non sono forse abituati lor signori a vedere balzar vivi in loro stessi, uno di fronte all’altro, i personaggi creati da un autore? Forse perchè non c’è là (indica la buca del suggeritore) un copione che ci contenga?

    Luigi Pirandello

    "Ultimo, ma non meno importante: racconti di capacità sepolte" è la testimonianza di una proposta rivolta a scoprire e dissotterrare tutte quelle capacità che con il tempo, le esperienze e il nostro, diciamocelo pure, "impegno a non farcela", abbiamo accumulato, stratificato e cristallizzato proprio in quella parte di noi stessi che tanto facciamo fatica ad incontrare.

    Con molta sincerità quello che condividerò con voi è un unico racconto, ma non possiamo trascurare il fatto che contiene dentro di sè molte altre narrazioni, quelle di ciascun personaggio, quelle delle sue relazioni, quelle di trame di relazioni in cui è immerso.

    Dal momento che ho dato a queste parole il nome di racconto, poche e rudimentali informazioni sui suoi personaggi mi sembrano d'obbligo. Proprio per questa ragione, mi limiterò a dire solo che si tratta di uomini e donne di diversa età, con molte potenzialità e difficoltà di grado diverso, ognuno con un proprio specifico ruolo.

    Il loro incontro risale a più di otto mesi fa, quando, avvicinatisi ad una casa tutta gialla, con tante finestre, un bel giardino e grandi alberi, decisero di fermarsi davanti alla sua porta. Sulla facciata anteriore un grande cartello con su scritto : "Un cuore con le ali", presenta il seme della sua speranza. Cosa posso aggiungere, se non che decisero di bussare e di sceglierla, da quel giorno, almeno per buona parte della giornata, come la loro seconda casa?

    Per farvi entrare con il cuore, più che con la mente, in questa storia, azzarderò un parallelismo, vi prego di perdonarmi l'ardire.

    Ricordate i personaggi del dramma pirandelliano "Sei personaggi in cerca d'autore"? Ecco un osservatore esterno, forse, potrebbe dire che anche quelli della nostra storia, non molto diversamente dai personaggi del celeberrimo drammaturgo, iniziarono a raccontarsi da soli.

    In modo assai fugace potrei dire che la scena ospitò tutto quello che il loro copione non poteva che suggerirgli. Nello specifico, con uno sguardo rapido al suo contenuto, non solo era riconoscibile una fedeltà incredibile ad esso, ma soprattutto si evincevano un tripudio di colpe, angosce, timori, di illusioni, prese di posizione, autosvalutazioni, denigrazioni, evitamenti e collusioni che nascondevano altro; si trattava di un copione fatto, per intenderci, di un "perfetto" e antico equilibrio, che si presentava e ripresentava probabilmente da un'infinità di volte.

    Comprenderete il poco spazio rimanente per il nuovo, questo sconosciuto e pericoloso nemico, e il modo in cui il fantasma del nuovo di ognuno, in una miscela esplosiva, si fondeva a quello dell'altro. Non era difficile ritrovarsi di fronte ad un caleidoscopico panorama, ve lo assicuro!

    Se qualcuno, a questo punto , mi chiedesse di scegliere un'unica vignetta per rappresentare questo momento della storia, credo che ne esalterei un aspetto: l'incomunicabilità. Mi spiego meglio, intendo dire che rappresenterei ognuno procedere lungo il proprio sentiero, fiducioso, forse, di vedere qualcuno seguirlo alle sue spalle, ma come accade più di frequente, di voltarsi e ritrovarsi solo.

    Non intendo fare nessuna polemica, intendo soltanto segnalare un dato che non mi pare per niente trascurabile, ovvero si impiegano anni per preparare il proprio bagaglio con la giusta quantità di indispensabili armamenti che possano tenerci al sicuro e abbandonarli è proprio una grande fatica. In fondo, non è certo qualcosa di nuovo quello che vi sto dicendo, e ognuno avrà imparato ad osservare il modo in cui sè stesso, oppure qualcun altro, si impegna ad affrontare i cambiamenti che attraversano l'esistenza.

    Per questa ragione credo che tutti, a dispetto delle apparenze, in cuor loro, erano alla ricerca di un autore che gli indicasse la giusta direzione, la cosa giusta da dire e da fare. Lo smarrimento era un'esperienza condivisa e anche quando non era dicibile preparava silenzioso il terreno affinchè qualcosa di nuovo potesse nascere.

    Vediamo ora il tempo di questo sentire. Quello di cui io vi parlo non è un tempo che può essere quantizzato  e comprendo come questa cosa faccia a pugni con una dimensione vissuta, oggi, all'estremo della sua misurabilità. Se maldestramente tentassi di farlo con il mio, mi esporrei a qualche cosa che non convincerebbe neppure me stessa. Vi rimando invece a queste parole di Borges, che proprio sul tempo ha delle cose interessanti da dire, e che mi sono molto care:

    ll tempo è la sostanza di cui sono fatto.
    Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono
    la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges.

    Ritornando al nostro racconto, il tempo di cui sto parlando è un tempo personale,  e mi piace definirlo come quello sufficiente per la meraviglia; un tempo in cui le cose iniziano ad apparire in modo diverso. In altri termini, è il tempo in cui i nostri personaggi si sono potuti scoprire persone.

    Magari vi starete chiedendo per quale ragione vi segnalo questo passaggio e per rispondervi io direi che è proprio in questo passaggio, nella scoperta della dimensione dell'essere più che dell'apparire, che i timori sono diventati  affrontabili, le collusioni sono diventate riconoscibili e evitabili, certo non sempre, e le angosce si si sono piano piano dissipate, con fatica e con stupore.

    In questo tempo, loro stessi, hanno sentito possibile cavalcare il pensiero del "Si può fare" e abbandonarsi alla sperimentazione. Un passettino per volta, sostenuti da una fiducia riconosciuta e nutrita con piccoli bocconi, hanno aiutato loro stessi e il gruppo di cui pian piano iniziavano a sentirsi appartenenti. Hanno potuto riconoscere il valore dell'affidarsi e la bellezza dell'incuriosirsi e avanzare così verso nuovi orizzonti con meno timore.

    Questo non implica che non abbiano incontrato difficoltà, che non abbiamo provato rabbia, delusione, scoraggiamento, ma anche gioia, divertimento e meraviglia. Non implica neppure che le difficoltà le abbiano superate tutte, che non  siano stati più rammaricati, che non abbiano preferito l'evitamento piuttosto che il coinvolgimento in più di un'occasione e ancora che si siano stupiti di loro stessi e incoraggiati vicendevolmente nonostante tutto.

    Ciascuno di loro, detentore di risorse grandi ma sommerse, credo che abbia fatto un piccolo passo verso il riconoscimento di quanto quel tesoro, per essere visto debba prima transitare dal "me" per arrivare soltanto poi all' "altro da me".

    "Ultimo, ma non meno importante: racconti di capacità sepolte" è solo un frammento di un lungo viaggio, che ho pensato di condividere proprio per il suo messaggio positivo; un racconto che non inneggia ad un illusorio pensiero positivo, che non nasconde le difficoltà sperando che possano passare da sole, ma che le osserva e ne comprende il senso e qui ve le presenta come parte integrante di un processo evolutivo che appartiene a tutti.

    Quella che vedete in alto è una foto che testimonia le capacità sepolte dei protagonisti della nostra storia. Spero che ognuno creda che il faro più luminoso giace proprio dentro se stesso.

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